Maromizaha

Albero dragone (Dracaena marginata) nella foresta di Maromizaha – Filippo Carugati Photographer (filippo.carugati@gmail.com)

La Foresta degli alberi dragone di Maromizaha

La Foresta pluviale degli alberi dragone (Dracaena marginata) di Maromizaha è stata dichiarata area protetta nel 2015, grazie agli sforzi congiunti di enti internazionali e malgasci. Si è trattato di un grande traguardo raggiunto grazie anche all’impegno del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Torino e del Parco Natura Viva di Bussolengo che, in 10 anni di collaborazione, si sono battuti per far sì che questa zona potesse essere preservata adeguatamente.

 Adesso, le 433 specie di vegetali, le 13 specie di lemuri, le 77 specie di uccelli, 60 di anfibi e 20 specie di rettili che la abitano potranno godersi in tutta sicurezza i loro 1.600 ettari di territorio forestale. Tra le specie animali più rare vi sono i più grandi lemuri viventi, gli indri, che raggiungono 120 cm di lunghezza, e i sifaka dal diadema, lunghi circa un metro.

La foresta di Maromizaha ha integrato la rete del Sistema delle Aree Protette del Madagascar grazie alla sua ricca biodiversità e ai suoi diversi habitat naturali. Nonostante le forti pressioni antropiche che ha subito e soffre ancora, causate dalle attività dei residenti locali e dallo sfruttamento irrazionale dei migranti, questa fitta foresta umida di media altitudine concentra ancora molte specie endemiche. Per la sua posizione geografica tra Mantadia e Vohidrazana, la foresta di Maromizaha favorisce un buon flusso genico nelle popolazioni animali di questi due blocchi forestali. È uno degli elementi del mosaico forestale della regione (Analamazaotra, Mantadia, Vohimana e Vohidrazana). Di conseguenza, la protezione della comunità biotica è necessaria e indispensabile. Oltre all’impatto dell’immigrazione, che tende a convertirla in terra agricola, la foresta di Maromizaha subisce anche il degrado attraverso il disboscamento selettivo e l’estrazione del carbone. La principale minaccia, tuttavia, rimane la pratica dell’agricoltura taglia e brucia (tavy in lingua locale).

Nel 2001, la Direzione Generale dell’Acqua e delle Foreste del Ministero dell’Ambiente ha affidato la gestione della foresta di Maromizaha, attraverso un protocollo d’intesa al NAT (Natur und Artenschutz in den Tropen), un’organizzazione di ricerca tedesca, con l’obiettivo di valorizzare e salvaguardare la ricchezza naturale di questa foresta. Il contratto è scaduto nel 2007 e un anno dopo, il GERP (Groupe d’Etude et de Recherche sur les Primates) è subentrato con un contratto di delega di gestione temporanea con il rilascio della decisione ministeriale N ° 197/2008 / MEF del 31 gennaio 2008, in conformità all’ordinanza interministeriale sulle miniere-foreste n. 18633 del 17 ottobre 2008. È dal 2008 che gli impatti, sia positivi che negativi, sono cresciuti. Lo stato di NAP ha portato nuove regole di accesso e utilizzo, aumento degli scambi con il mondo esterno e all’attuazione di progetti di sviluppo. Nel 2015, dopo aver ottenuto il permesso ambientale rilasciato dall’ONE, è stata creata in modo permanente l’Area protetta di Maromizaha. La creazione definitiva è stata confermata dal decreto n. 783-2015 del 28 aprile 2015.

U ONLUS e l’Università di Torino, in partenariato con il Parco Natura Viva di Bussolengo, e con molti altri attori locali e internazionali, ha fiancheggiato il GERP nella creazione della NAP fin dai suoi stadi iniziali, prima del 2008. Attraverso un progetto EU (BIRD “Biodiversity Integration and Rural Development) e numerosi finanziamenti l’Università di Torino ha promosso attività in situ volte a incrementare le conoscenze sulle specie in via di estinzione di Maromizaha, a tutelare parti di foresta con la biodiversità in esse contenuta e a fornire sostegno e formazione alle popolazioni locali. Nel 2009 è stato costruito il Centre Polyvalent de Maromizaha, la prima stazione di ricerca di una università Italiana in Madagascar.

Il Centro Polivalente di Maromizaha